Home » Come essere single e felici. Vademecum dei Single, le 10 regole d'oro per vivere bene

Il mondo dei single?

Troppo vario!

Single maschi e single femmine, single credenti e single non credenti, single “per loro scelta” e single “per scelta di altri”, single di tutte le età, single che vivono da soli, single che vivono con altri single, single che vivono ancora con i loro genitori….

Definire questo vasto mondo, con un identikit preciso, è praticamente impossibile.

Il mondo ormai rispetta questa decisione e, al contrario del passato dove un single veniva definito zitella o scapolone asseconda del sesso, e, nel contempo, messo ai margini della società, etichettato come perdente, oggi il mercato e persino la chiesa hanno cominciato a prendere nella giusta considerazione questo popolo che sta crescendo in maniera esponenziale.

Diventa, quindi, fondamentale sia per un single uomo o una single donna, ed in particolar modo per i single che vivono da soli, trovare il giusto atteggiamento, il giusto modo di porsi nei confronti del mondo esterno ma soprattutto con se stessi.

Come essere single e felici.

Vademecum dei Single

Le 10 regole d'oro per vivere bene

  1. Rispettati.
  2. Rispetta l’ambiente dove vivi.
  3. Sfrutta i vantaggi della tua situazione.
  4. Single non vuol dire essere soli.
  5. Organizza la tua giornata.
  6. Organizza la tua vita.
  7. Non farti imprigionare dalla routine.
  8. Abbi autocontrollo.
  9. Non dimenticare gli affetti.
  10. La vita non è un dovere ma un piacere… sii flessibile.

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Sei single: rispetta te stesso e chiedi rispetto

single vademecum

 

Christophe André e François Lelord Lord nella loro opera L’Estime de soi (La stima di se) individuano i fattori che determino l’autostima in:

  • amore di sé
  • visione di sé
  • fiducia in se stessi.

Questo concetto è stato ampliato da Nathaniel Branden , uno studioso che si occupa da più di quarant’anni di auto-stima, che, nella sua opera Six Pillars of Self-Esteem, ritiene che gli elementi su cui si fonda una sana autostima siano:

  • vivere in modo consapevole,
  • sapersi accettare,
  • assumersi le proprie responsabilità,
  • farsi valere,
  • avere uno scopo nella vita,
  • essere coerenti.

Ma perché parlare di autostima?

Che centra questo con il rispettarsi e l'essere single?

Solo chi impara ad accettarsi ed amarsi per quello che è, con i suoi pregi e i suoi difetti, a vedersi e a vedere il mondo per com’è, potrà essere uomo tra gli uomini, rispettare e rispettarsi.

La nostra vita è costellata di insuccessi.

I fallimenti fanno parte del suo gioco.

Più si è in alto più è pericoloso.

Tuttavia, se la concezione che abbiamo di noi stessi è favorevole, i tempi di recupero saranno minori.

Viceversa una concezione sfavorevole non solo li allunga ma ci fa affrontare il quotidiano con paure, timori e preconcetti negativi.

Questo non è rispettarsi.

Maggiore sarà la fiducia che abbiamo in noi stessi maggiore sarà la nostra autostima ma quest0 approdo non è affatto scontato: alla base c’è l’amore per se.

Non farti ingannare!

Dimentica che la macchina nuova, i vestiti firmati, l’aspetto curato, come la famiglia, la ricchezza, la chirurgia plastica possano far accrescere l’amore che hai per te stesso!

Sono un martello e degli scalpelli nelle mani di uno scultore che possono modellare ma senza la pietra l’opera resterà incompiuta.

Questa pietra non è null’altro che il rapporto che hai con te stesso e la percezione che hai di te in termini di competenze e in termini di amore percepito.

Per arrivare a questo stadio devi inevitabilmente:

  • capirti;
  • accettarti;
  • amarti;
  • prenderti cura di te stesso.

Quando diventerai cosciente di ciò nascerà dentro te l’egoismo positivo, l’espressione della più grande maturità raggiunta da un individuo: per stare bene con gli altri devi pensare prima a te.

Fatto con i giusti modi ti permetterà di essere migliore.

Anche Cristo si prendeva i suoi spazi, si allontanava dalla folla per ritirarsi con i suoi discepoli a pregare.

È solo l’equilibrio che accresce il benessere. La tua vita è un rapporto osmotico dove tanto dai tanto ricevi.

Per dare devi essere presente e per farlo devi avere i tuoi tempi e i tuoi spazzi.

Detto questo, non credere che tutto cambierà dall’oggi al domani!

Non ti racconterò favole, non è semplice, non è a portata di mano. E’ un percorso, un cammino come tale, richiede tempo, dedizione e perseveranza ma tu credici ed abbi fede nel tuo ideale:  te stesso!

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Rispetta l’ambiente dove vivi.

single regole

Francis Bacon disse

Le case sono fatte per viverci, non per essere guardate.

Come dargli torto?

Sei single e vivi da solo?… benvenuto nel club!

Sei Single e vivi con i tuoi genitori o in gruppo con altri?

Parlo anche a te perché la tua “casa” non sono le quattro mura che ti circondano e il tetto che hai sulla testa ma il luogo dove ti senti al sicuro.

Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace; il rifugio non soltanto
da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia.

John Ruskin

Indipendentemente che sia tutta la superficie o solo una cameretta, la "casa" è il luogo dove ti recherai per ritrovare equilibrio ed energia: ecco perché prendersene cura.

Friedrich Nietzsche sosteneva che

La nostra consueta disposizione interiore dipende dalla disposizione d’animo in cui sappiamo mantenere il nostro ambiente.

Ho cominciato a rendermene conto quando lasciavo la mia casa “sporca”.

Il caos in giro, i piatti da lavare, il bucato steso alla meno peggio si riflettevano dentro di me e “mi seguivano” tutta la giornata.

Primo appunto: metti ordine nella tua casa e metterai ordine in te stesso.

La mattina, per uscire di casa impiegavo “sempre” almeno 10 minuti per “recuperare” chiavi, orologio, occhiali e sistematicamente mi dimenticavo sempre di qualcosa.

Secondo appunto: l’ordine ti fa guadagnare tempo.

Quando arrivava l’ora delle pulizie, francamente, erano dolori.

L’accumulo di una settimana non lo recuperi in cinque minuti e c’erano due soluzioni: o rimandare o “sprecare” mezza giornata del mio tempo libero.

Immagina la settimana dopo che c’era, la mezza giornata era diventata intera.

Terzo appunto: se non lo fai tu chi lo farà? Se te lo fa qualcun altro “sprechi” tempo a chiedergli dove ha messo quello che cerchi!

Se malauguratamente qualche mio conoscente mi faceva un’improvvisata l’unica sensazione che provavo era il senso di vergogna per aver lasciato tutto a soqquadro, unita ad un senso d’imbarazzo.

Quarto appunto: dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l’inquilino. Victor Hugo

Cominciai allora a capire che tutto aveva un posto.

Se scarpe, calzini, boxer, carta, cibo, chiavi, occhiali venivano posti e riposti dove dovevano essere, secondo un ordine ben preciso, non solo recuperavo tempo per dedicarlo a quello che volevo davvero fare ma non sarebbero più arrivate le bollette non pagate con relativi interessi per dimenticanza.

Quinto appunto: fa che l’ordine diventi un’abitudine.

Di li a poco mi resi conto che della stessa ricerca di ordine potevano “beneficiare” anche la macchina, l’ufficio, l’armadietto della palestra e più i luoghi ordinati aumentavano, più cresceva la mia chiarezza interiore e diminuivano le “dimenticanze” e conseguentemente i “tempi riparatori” e le defaiance che procurano malessere… Il bagnoschiuma l’amico te lo presta una volta, due, ma la terza ti ci manda!

Un ambiente ordinato ti dona un quadro della situazione più completo.

L’ordine dell’ambiente corrisponde ad un ordine mentale, tuttavia, non essere mai ossessionato dall’ordine. Senza caos non si generano le stelle e la vita, di per se stessa, è sempre un eterno inseguimento tra ordine e disordine: se non metti in disordine non potrai fare ordine altrimenti l’ambiente resterà immutato.

La “casa” deve essere vissuta e devi sentirla tua.

Personalizzala ma non “agghindarla”.

Come molti mobili sono calchi del corpo umano, forme vuote per accoglierlo così tutto l’ambiente finisce col diventare un calco dell’anima, l’involucro senza il quale l’anima si sentirebbe come una chiocciola priva della sua conchiglia.

Mario Praz

Trasformala nel tuo specchio rispettandola.

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Sfrutta i vantaggi della tua situazione

sfrutta essere sigle

Quali sono sostanzialmente i vantaggi di essere single e come sfruttare “la situazione” fino in fondo?

Single non vuol dire essere soli ma vivere da soli, ribadendo questo concetto per l’ennesima volta, veniamo al punto.

Potrei dirti tranquillamente che esistono numerosi vantaggi nel vivere da solo.

  • La vita di coppia riduce i rapporti sociali, , dei quali, sia uomini che donne, hanno bisogno per il social-benchmarking, il confronto sociale, finalizzato alla loro crescita come individui.
  • Chi è single è indipendente e amministra il suo tempo.
  • L’autonomia é responsabilizzazione: ciò che “produci” lo consumi da solo ed è auto-gestito.
  • Impari a tue spese come arrivare a fine mese con le tue gambe.
  • Non dovrai cercare compromessi e abituarti in “maniera forzata” alle cattive abitudini di altri siano essi partner, amici/coinquilini, famigliari.
    alcuni esempi per una lista pressoché interminabile.

Del resto ti basta andare su Google per scoprire che, al contrario del passato, gli studi sociali sul fenomeno dei single sono aumentati e questa domanda se l’è posta anche un personaggio illustre come Richard Lucas , professore di psicologia della Michigan State University,il quale ha condotto un’analisi di 20 anni di dati provenienti da 70.000 nuclei familiari in Gran Bretagna e Germania, giungendo a concludere che:

  • l’aumento della felicità, associata al matrimonio torna ai livelli pre-matrimoniali nel corso del tempo, quindi non è un buon pretesto per prendere marito o moglie;
  • chi non è sposato ha un tasso di benessere più elevato.

Se proprio volessi e te la sentissi, ecco i cento motivi per restare single, che ti aiuteranno subito a comprendere i vantaggi di rimanere solo in casa.

Dicevo potrei ma non lo farò. Perché?

Il motivo è molto semplice.

Esiste un solo vantaggio ad essere single: ci permette di scoprirci, ritrovarci e valorizzarci.

Ogni giorno ci viene concessa un’opportunità: sta a noi vederla ed afferrarla.

Già, opportunità, ma è chiaro cosa voglia dire questo termine? Il concetto di opportunità spesso viene confuso con opportunismo.

L’opportunità, in senso sociale, è la valutazione fra l’utilità che si ricava ed il costo relativo.

È chiaro sin da subito che per costo non s’intende solo l’attribuzione del valore monetario.

Dispendio di energie, inteso come impegno e concentrazione ad esempio, tempo impiegato per perseguire un fine e quant'altro concorrono a quantificare questo termine.

L’opportunismo è scegliere di utilizzare qualcosa o qualcuno col minor costo possibile.

L’opportunismo, quindi, sfrutta determinate circostanze per trarre un profitto.

Al loro esaurimento l’opportunista passerà inevitabilmente oltre a causa del suo “parassitismo”. Comprendi bene che l’opportunismo è limitato nel tempo.
Solitamente gli opportunisti vengono classificati come:

  • egocentristi, ossia chi usa gli altri credendo di essere nel giusto;
  • egoisti negativi, ovvero, chi pur avendo cognizione di sbagliare nell’usare gli altri, non torna indietro.

L’opportunità, al contrario, darà invece frutti nel tempo e riguarderà presente e futuro… mi spiego meglio.

Alla base dell’opportunità c’è la valutazione: scegliere e decidere se compiere determinate azioni o meno, quindi, coscienza di quello che si fa.

Ogni giorno abbiamo opportunità per crescere.

Perché ogni giorno commettiamo errori, grandi o piccoli che essi siano, ed ogni giorno è possibile trarne profitto, accrescere la propria esperienza e migliorare.

La stessa vita, vissuta in questo modo, diventa una grande opportunità.

Non si tratta del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, non parlo di ottimismo o pessimismo, parlo di egoismo positivo: costruire le proprie azioni con il meccanismo del dare-prendere dove l’atto del “tornaconto” può essere non immediato, farlo in maniera conscia e, soprattutto, migliorare la propria situazione e, conseguentemente, quella degli altri senza arrecare danno a nessuno.

In questo modo se valuto che, spendere il mio tempo libero leggendo un buon libro invece di guardare la TV per me è più proficuo, scegliere di alzarsi prima la mattina per fare sport invece di starmene ancora a letto per me è salutare, instaurare delle sane abitudini e ricercare percorsi positivi invece di cadere nella trappola del non ritorno dei percorsi negavi, pur sapendo che i benefici non saranno immediati e che questo comporterà fatica, ho creato degli “investimenti” per il futuro.

Percorrendo questa strada sbaglierò ma, nel contempo, capitalizzerò ogni errore nell’esperienza evolvendomi.

A fianco dei più blasonati vantaggi dell’essere soli c’è, dunque, l’opportunità di migliorarsi sperimentando, sbagliando e fallendo poiché, come ci insegna Ugo Foscolo

Non ci sono errori, ma opportunità per conoscere le cose

Tuttavia, c’è una verità scioccante emersa negli ultimi studi di psicologi e sociologi

Ognuno di noi si lega a qualcuno in particolare, in funzione dell’utilità che ne ricava.

Già proprio così e chi più di un single ha la possibilità di gestire la sua vita senza rendere conto a nessuno? E chi più di noi può valutare e scegliere con chi stare?

Valutare, scegliere e agire per il meglio!

La ricerca di te stesso deve essere un cammino che non si arresta.

Confucio disse:
“Non importa quanto vai piano, l’importante è che non ti fermi”.

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Single non vuol dire essere soli

single amici

Oggi si deve arrivare a queste conclusioni per partire verso orizzonti di vita pubblica inseriti in un contesto di vita privata, certo i tempi odierni sono lontani da chi come il sociologo francese Emile Durkheim descriveva lo scapolo (oggi single) come ‘un individuo non sottoposto ad alcuna disciplina per ciò che riguarda le sue passioni’, esemplificandolo con la sua figura nel Don Giovanni.

La società è espressione di moralità, essa è un’anima pulsante nella quale ogni persona, sia singola che accoppiata ne fa parte, ed essa impone dei limiti ai desideri egoistici che però, in quanto costitutivi del nostro corpo non possono scomparire, ma che devono trovarne la giusta esaltazione del rapporto costruttivo con l’altro: ecco che si spiega il carattere conflittuale della nostra vita.

In essa sono presenti forze diverse, individuali ed egoistiche da un lato, sociali (quindi morali e organizzatrici) dall’altro, dove per organizzatrici si intendono nella dualità della vita con se stessi e nella vita inserita nel contesto sociale e lavorativo.

Partecipare nella società non significa esprimere individualismo, occorre invece pensarsi immersi in una forma di solidarietà sociale che non è altro che il valore superiore di quello del singolo individuo, la frase ‘essere un animale sociale’ esprime benissimo questo concetto: essere unici per se stessi, non confondersi nella massa, ma emergere nella società come essere pensante, proponente, solidale.

Non dobbiamo pensare che tutto ciò che si è compiuto ritorna alla nostra persona, non siamo esclusivi, dobbiamo essere partecipativi, non è vero che tutto ciò che noi compiamo poi ci deve ritornare, non è così banale, ciò che noi esprimiamo lo facciamo in funzione del nostro essere componenti di una società che ha bisogno del nostro essere propositivi, partecipativi, concreti e rispettosi di essa.

Alla luce di queste considerazioni, possiamo ancora dire che essere single significa essere soli?

Assolutamente no, la scelta di stare da soli in una casa, non implica lo stare da soli nella vita che ci circonda, ma anzi lo stare ‘liberi’ da vincoli esterni ci aiuta maggiormente ad esprimere le nostre peculiarità mentali, le nostre capacità lavorative, le nostre caratteristiche creative, sfruttare ogni occasione che ci si presenta per diventare complici di una realtà in evoluzione e che ha bisogno di noi e non della nostra ‘solitudine’, ma di noi e del tempo che possiamo e dobbiamo dedicargli.

Per cui ‘single’ non è essere soli, e se qualche volta ci si sente spaesati per convenzioni e sovrastrutture mentali esterne, pensiamo invece a quanto possiamo dare con tutte le capacità che riusciamo a sviluppare nella nostra condizione di essere ‘liberi’.

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Organizza la tua giornata

tempo per i single

… Ovvero picchi di efficienza, proattività e divieto di procrastinazione.

“Gatto del Cheshire”, Alice cominciò, «mi diresti per favore, che strada dovrei prendere da qui? »
«Dipende da dove vuoi arrivare» disse il Gatto.
L. Carrol

Organizzare la propria giornata secondo te è un problema solo dei Single?

Non mi è mai venuta in mente una cosa simile… Chiedi a una donna, sposata con figli, cosa significhi organizzare la sua giornata:

  • Sveglia i bimbi e forse anche il marito;
  • Prepara la colazione e contemporaneamente organizzarsi mentalmente per quello che manca in casa;
  • Assicurati che la colf venga;
  • Preparare ed accompagnare i figli a scuola
  • Andare al lavoro…. devo continuare?

Essere in due, almeno in teoria facilita: come minimo ci sarà un’equa ripartizione dei compiti o, per lo meno, qualcosina l’altro la potrà fare.

Chi è Single vive da solo, quindi, dovrà contare solo sulle sue forza… da ciò nasce la sua esigenza, più di chiunque altro, di essere proattivo.

Abbiamo già parlato della proattività e della sua utilità. Brevemente

L’essere proattivo, a differenza dell’essere reattivo, implica dinamismo. Il proattivo, agendo prima dell’insorgere delle anomalie di determinati sistemi, apporta continui miglioramenti a se stesso, da intendersi come crescita, e al sistema stesso. I miglioramenti dall’individuo proattivo sono concepiti come infiniti.

Quindi anticipare i problemi per aver una gestione dei tempi efficienti.

La domanda è quando agire e come mettere in pratica questi meccanismi?

Per ottenere questo risultato bisogna innanzitutto conoscersi. Ogni uomo è diverso da un altro.

L’ideale sarebbe essere sempre al 100% ma sai bene che questo è impossibile.

Gli uomini hanno picchi di efficienza differenti:

  • c’è chi appena sveglio è pronto e vigile e poi verso pranzo comincia a spegnersi per raffreddarsi totalmente nel pomeriggio;
  • chi al mattino “resta ancora con i sogni mezzi aperti” e dopo pranzo diventa un vulcano fino a sera;
  • chi è a sera che vorrebbe spaccare il mondo ma al mattino e nel pomeriggio è meglio non parlarci.

Conosci te stesso….

picchi di efficienza possono essere misurati.

Il metodo “empirico” resta il migliore: osservati.

Accanto a questo c’è un metodo “scientifico“: i picchi sono caratterizzati da un aumento della temperatura corporea, quindi, quando questa sarà maggiore tu sarai “completamente sveglio”.

Tutto ciò premesso esiste un modo per aiutarti a “carburare” quando dovesti?

Certo che si! Ma innanzitutto bisogna capire il “quando”.

Se ti è “utile” iniziare a dare il massimo appena sveglio, ad esempio, ma corpo e mente proprio non ne voglio sapere di ripartire prova a fare una doccia “semi-bollente” appena ti alzi: la temperatura del corpo salirà e anche la tua efficienza.

Ti sarebbe molto utile sapere se hai dormito il giusto e se la causa della tua mancata inefficienza mattutina non sia dovuta proprio a questo fattore… Eliminata la causa eliminerai anche la conseguenza…. Ricorda che siamo diversi!

C’è da osservare a tal proposito, che la gestione della giornata, non deve essere uguale per tutti.

L’esempio classico è lavorare in un ufficio dove “il tuo capo” carbura nel pomeriggio: spiegami allora a che serve essere proattivi durante la mattina? Nasce l’esigenza di modellarsi all’ambiente che ci circonda subendolo: non è bello, certo, ma sarebbe inutile che ti racconto favole!

Il senso di organizzazione della propria giornata è funzionale ai mille fattori che la investiranno durante le ore che siamo svegli e deve essere modulato di conseguenza.

Quello che è da evitare assolutamente è rimandare.

L’uomo moderno, più di altri nel passato, ha preso l’abitudine di procrastinare. Capita a tutti e capita ogni giorno di aver impegni che non ci piacciono.

Nella propria To Do List c’è sempre quella voce che vorremmo depennare anche se incompiuta. Il problema è che, evitandola o rinviandola, non si ottiene nulla.

Nessun problema può essere risolto congelandolo.
Winston Churchill

La procrastinazione è figlia dell’illusione, Ogn uno di noi ha mille validi pretesti per il “non fare”. Abituarsi a rimandare ammucchia solo gli impegni.

Ecco allora perché:

  • Quello che non ci piace deve essere fatto per primo, cerca di collocare quello che “non vuoi fare” all’inizio della giornata i
    n modo da avere un doppio vantaggio: farlo e sviluppare un percorso positivo che ti darà la giusta carica per il suo proseguo;
  • Se il tuo pretesto è il tempo scomponi il problema in sotto-obbiettivi più semplici e fissa delle “pietre miliari” al raggiungimento di ogni step premiati con un piccolo premio ;
  • Datti delle scadenza impegnative come ad esempio, scommettere con i tuoi colleghi che raggiungerai un certo obbiettivo in un determinato tempo: diminuire fattori come il tempo aumenta altri fattori come la concentrazione ed inoltre tutto si espande per tutto il tempo che gli è concesso;
  • Fallo sapere agli altri. Sembra assurdo ma funziona: spesso l’opinione degli altri è più importante dell’opinione che abbiamo di noi stessi e non vogliamo “deluderli”.
  • Non cercare la perfezione: spesso è solo il pretesto per non iniziare, divieto assoluto di cercare scuse non serve.

Alcuni esempi su come non procrastinare. Infine, un piccolo consiglio, se proprio qualcosa deve essere fatta ma non ti va hai considerato l’arte del delegare? (Anche se chi fa da se….)

Fodere insieme questi concetti potrà aiutarti ad organizzare meglio la tua giornata e a risparmiare tempo da dedicare a te stesso purché tu capisca quello che anche Erich Fromm sostiene

L’uomo moderno pensa di perdere qualcosa del tempo quando non fa le cose in fretta. Però non sa che farsene del tempo che guadagna, tranne ammazzarlo

Come investirlo? Su te stesso migliorandoti!

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Organizza la tua vita

organizza la tua vita

Come parlare dell’organizzare la propria vita senza parlare del Focus?

La storia del barattolo di maionese e dei due bicchieri, seppur vecchia, rappresenta, per me, la risposta a molte mie domande con quel suo imperativo

Prestate attenzione alle cose che sono indispensabili per la vostra felicità: giocate con i vostri bambini, godetevi la famiglia ed i genitori fin che ci sono; portate il vostro compagno/a fuori a cena… E non solo nelle occasioni importanti! Dedicatevi a ciò che amate e alle passioni, tanto ci sarà sempre tempo per pulire la casa o fissare gli appuntamenti. Prendetevi cura per prima cosa delle palle da golf, le cose che contano davvero. Fissate le priorità…Il resto è solo sabbia

Organizzare significa innanzitutto conoscere.

Nella vita di ogn'uno di noi ci sono prioritàscadenzebisogni mi auguro anche sogni, desideri passioni e quant'altro.

Combattiamo” ogni giorno contro limiti sociali ed individuali immersi nei nostri problemi , cercando di volare basso per arrivare ogni giorno un metro più su, chiedendo “solo” di essere quello che vogliamo e, puntando all’autonomia e all’indipendenza, compiamo puntualmente i nostri doveri non banalizzandoli.

Spesso ci sentiamo isole tra la folla , insoddisfatti, annoiati, alla perenne ricerca di qualcosa o qualcuno o semplicemente alla ricerca di tempo da dedicarci.

Il punto è:

“Capite le priorità, comprese le nostre esigenze, focalizzati e scelti gli obbiettivi generali, oggi, ora, adesso in che modo mi muovo? Come 0rganizzo la mia vita se ho necessità di migliorarmi?"

la domanda è:

“Per la vita di tutti i giorni come dovremmo comportarci per fare tutto e al meglio recuperare tempo per inseguire cioè che ci piace?”.

Se fossi cattivo ti direi fai un salto in libreria e compra:

  • Seven Habits of Highly Effective People – Steven Covey I Sette Pilastri di persone altamente efficace – Steven Covey
  • The Four Hour Workweek – Tim Ferriss Le quattro ore Orario di lavoro – Tim Ferriss
  • Getting Things Done – Robert Allen

Quando avrai finito ti si aprirà un mondo….. ma non lo sono.

Credi sia contradditorio consigliarti dei libri e reputarmi cattivo? Bhe ti dico che lo sarebbe perché, se è vero com’è vero che in particolare il metodo GTD (Getting Things Done) di Allen ha rappresentato un must ed ha fatto scuolaoggi, dopo milioni di copie vendute, sono emerse tutte le sue pecche per noi “comuni mortali”.

Ma di cosa sto parlando?

Il GTD, lo troverai negli scaffali della tua libreria preferita con il nome “Detto Fatto”, è un metodo usato per l’organizzazione delle proprie azioni per la gestione del Time Management al fine di aumentare la propria produttività, l’efficienza delle proprie azioni.

Perché?

Più produttività è uguale a tempo recuperato e quindi possibilità di disporne nel migliore dei modi.

Ma in che consiste?

Scriverlo in due parole è possibile ma non si comprenderebbe appieno perché questa tecnica è stata innovativa… se desideri davvero approfondire questa scuola di pensiero leggilo!

Ci provo ugualmente!

Il principio base del GTD è il mind sweepla pulizia della mente.

Allen parte dal presupposto che sino a quando la nostra mente sarà occupata da mille pensieri non ci sarà spazio per la lucità dell’azione per essere produttivi.

Inoltre sarà impossibile per noi distinguere le azioni principale e rilevanti da quelle secondarie, le azioni che richiedono un’intervento urgente da quello che possono essere procrastinate rispetto alle prime.

Il pensiero per un azione di poco conto può avere “lo stesso peso” di uno di un’azione veramente importante sino a quando questa non viene “valutata correttamente”.

Così, per prima cosa sgombra la mente.

Come?

Semplicemente scrivendo.

Guardati intorno e fa una categoria per tutto quello che ti circonda, come suggerito da Allen: macchina, ufficio, casa, computer … e scrivere quello che c’è da fare in liste separate.

Ed adesso dopo due o tre giorni di “estenuante lavoro”?

Semplificando una possibile lettura è:

Esamina l’azione

È fattibile?

Se No cestina

Se si

Richiede meno 2 minuti?

FALLA (just do it)

Richiede più di 2 minuti?

Aggiungila alla tua lista personale delle cose da fare scrivendo l’esatta azione necessaria per portare avanti il progetto
(DELEGA o FALLA IN UNO SPECIFICO GIORNO o SCRIVI LE PRIME AZIONI DA COMPIERE PER PORTARE AVANTI IL PROGETTO o DEDICAGLI UN APPOSITO PROGETTO )

in un’altra lista dedicata alla categoria.

Questo perché? 

Allen sostiene che solo pensando alla prossima azione la mente viene pulita e siamo più lucidi per controllare meglio il nostro tempo e quindi la nostra vita.

Come mai questo metodo è diventato un must?

Il GTD ha sconvolto tutti i precedenti metodi di time management poiché semplifica tutto facendo acquisire una mentalità totalmente diversa rispetto al prima. Chi lo utilizza si chiederà sistematicamente:

  • «Cosa significa questo per me?»;
  • «Cosa voglio fare a questo proposito?»;
  • «Qual è l’azione successiva da fare per questo progetto?»

ed assumerà progressivamente “una mente come l’acqua“. La base è, dunque, semplifica i tuoi pensieri per aumentare la tua efficienza.

Immaginate — dice la collega di Allen, Ana Maria González — di tirare un sassolino in una pozzanghera. Come risponde l’acqua? In modo totalmente appropriato alla forza della sollecitazione; quindi ritorna alla quiete. Non reagisce né in modo esagerato né inferiore a quanto richiesto.

La potenza del pugno nel karate — continia González — viene dalla velocità, e non dai muscoli. Ecco perché anche le persone più minute possono imparare a rompere una lavagna o un mattone con le loro mani: perché richiede la capacità di generare una forza focalizzata con rapidità. Ma un muscolo teso è anche lento. Quindi, i livelli elevati di training nelle arti marziali richiedono un equilibrio e rilassatezza più di ogni altra cosa. Pulire la mente ed essere flessibili.

Qualsiasi cosa che causi una vostra sovra- o sottoreazione può controllarvi, e spesso lo fa. Rispondere in modo inappropriato alle vostre e-mail, al vostro staff, ai vostri progetti, alle vostre riviste non lette e ai pensieri su cosa avreste bisogno di fare, ai vostri figli, e al vostro capo vi condurrà a risultati inferiori alla attese.

La maggior parte delle persone dedica più o meno attenzione di quanto necessario alle cose, esattamente perché non operano con una mente come l’acqua.

Il risultato?

L’ acceleration of just about everything perchè per essere al passo con le nostre “liste” non possiamo più pemetterci di essere inefficenti con una conseguenza: regalarci più tempo per fare quello che amiamo… ti sembra poco?

Grande, grandissimo metodo… rivoluzionario!

Allora cosa non funziona nel GDT?

Nulla in teoria.

In pratica molti “comuni mortali” , al contrario dei Top Manager, iniziano entusiasti e si bloccano inesorabilmente.

Perchè?

È stato Leo Babauta (zenhabits.net/) a spiegarlo e lo stesso Leo ha concepito il Zen To Done “The Ultimate Simple Productivity System”, molti anni fa.

Lo ZTD è la naturale evoluzione del GTD.

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Non farti imprigionare dalla routine

noia essere single

Non farti imprigionare dalla routine, dalla noia e dall’apatia! Vivi adesso! Si ma come?

Vi è mai successo di arrivare ad un momento della giornata, di guardare l’orologio e di dirvi.

E adesso cosa faccio?

Oppure sempre nell’arco della vostra sequenza giornaliera vi siate imbattuti nella noia di non voler fare un qualcosa che comunque dovete assolutamente fare?

Per quante volte dovete cominciare un’azione e poi la procrastinate?

E ancora, per quante volte vi soffermate sul non far niente prima di iniziare un atto di qualunque natura esso sia?

In fondo è come quando suona la sveglia al mattino, tutti i giorni tentate il gesto di riaddormentarvi e tutti i giorni vi dite mentalmente che non vi va di alzarvi, e tutti i giorni cercate la scusa per non scendere dal letto: cercate di capire se è brutto tempo, vi illudete di avere un malessere che possa causare la vostra assenza dal lavoro, sperate scioccamente che il suono della sveglia sia stato un’illusione e che debba ancora suonare e vi rigirate per riaddormentarvi, ma tutti questi consueti e abitudinari gesti cosa hanno in comune?

Non è solo la piacevolezza del letto, non è solo il desiderio di non voler far nulla che non vi piaccia, non è solo il rifiuto sempre presente nell’uomo dell’imposizione di dover fare, ma è inconfutabilmente il “dover fare“ e soprattutto il dover fare sempre le stesse cose che ci danno la pesantezza del tempo e la noia della ripetitività.

In poche e semplici parole, la nostra mente è orientata nel ‘dover fare sempre le stesse cose’ , non c’è lo stimolo della novità, semplicemente la routine che uccide la consequenzialità obbligata delle azioni quotidiane.

Eppure sappiamo bene che dobbiamo sempre curare il nostro corpo prima di ogni azione di contatto con gli altri, comunque si deve fare colazione per darci la giusta carica per iniziare la giornata, sempre una strada dovremo percorrere per arrivare al lavoro, sempre un cortese saluto ai colleghi e poi una volta giunti alla meta abbiamo tante azioni ripetitive per il nostro lavoro e così andremo avanti per tutto il corso della giornata: mille e mille ripetizioni di azioni e parole che ci annoieranno e ci stancheranno.

La routine, la consuetudine eccessiva, la ripetizione costante di gesti e atti fanno parte di noi in maniera subdola e strisciante, si attaccano ai nostri momenti come una pianta urticante, ne abbiamo prurito, ma non possiamo farne a meno poiché è il ritmo della nostra vita.

Ma allora come riuscire a viverla senza esserne imbrigliati?

Non la possiamo estirpare, fa parte dell’ossatura del nostro tempo quotidiano, e allora?

Innanzitutto non farne uno stile di vita, ma solo la pura e semplice occupazione di una parte del nostro tempo, dobbiamo diventare consci che la ripetitività è solo una delle caratteristiche della nostra vita, entrare nell’ordine di idee che compiuti questi gesti e queste azioni il resto del tempo è tutto nostro e da gestire autonomamente nel pensiero e nei fatti.

Discernere il tempo obbligato dal tempo del piacere personale devono essere il ritmo del nostro giorno, anzi, compiere al meglio gli atti ripetitivi mettendoci la migliore concentrazione fa sì che occuperemo meno tempo per loro e avremo più tempo per noi, arriveremo al punto in cui saremo soddisfatti di averli compiuti al meglio e in minor tempo vedendo all’orizzonte più spazio da dedicarci.

Fare e rifare non possono diventare lo scopo, ma fare e rifare devo essere il viatico per finire e cominciare altro; il convolvolo, pianta invasiva che si attacca ad alte piante, fa un bellissimo fiore, la routine ci invade la giornata?

E noi usiamola per fiorire dopo per noi.

Altri consigli?

  • Cambiare l’ordine degli addendi non cambia il risultato: se cioè siete abituati a una consequenzialità, trovatene una in alternativa, vi farà spaziare la mente e il cambiamento vi darà una piacevolezza diversa nel compiere un’azione;
  • Variate ogni tanto i colori del vostro abbigliamento, un colore diverso vi cambierà umore, scegliere un altro bar per fare la colazione e/o lo spuntino di pausa pranzo;
  • Incontrerete nuova gente, cercate di non fare sempre le stesse cose alle stesse ore, la vostra mente vi ringrazierà: sconfiggete la noia della routine dandovi un po’ di cambiamento e vi accorgerete di avere comunque fatto sempre le stesse cose, ma di averci messo un po’ di novità e la mattina vi alzerete con più voglia di fare e meno voglia di poltrire.

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Abbi autocontrollo

autocontrollo

Nessuno ti vede, certo, puoi fare quello che vuoi. Di un secco no a questo da subito.

Padronanza delle tue azioni ed equilibrio accrescono la tua autostima e ti instradano sempre nella giusta direzione.

Qual è secondo te il mito dell’uomo?

Si potrebbe dire: la libertà, ma quale libertà?

Sicuramente una parola impegnativa, molto usata a sproposito anche quando non ha senso usarla, abusata e svenduta nella società di tutti i tempi.

Ma stavolta non parliamo della libertà in grande, ma della libertà in piccolo e cioè di quella strana sensazione di sentirsi costretto a compiere qualcosa senza averne la minima voglia e sentirsi non liberi.

Quante volte nell’arco della giornata ci diciamo "se potessi fare ciò che mi pare", o meglio se potessi fare ciò che mi piace senza renderne conto a nessuno.

Ecco forse questa è la libertà più semplice di cui stiamo parlando, il primo stadio dell’idea di libertà: sentirsi senza controllo altrui per fare o disfare come ci aggrada.

Un proverbio latino diceva ‘ semel in anno licet insanire ’ , ‘una volta all’anno è lecito sballare ’ ( per usare un termine dei giorni di oggi ), ma per il resto dell’anno?

Il piacere di sentirsi liberi di fare ciò che si desidera ha un limite potente e fisso: mai superare l’estremo.

Sapere fin dove si può arrivare, costruire l’espressione del desiderio entro il limite della giustezza.

Parole come onestà, lealtà, coscienza, rispetto, sono forse obsolete, ma danno la formula del l’importanza di fare nei canoni del rispetto di se stessi.

Autocontrollo non vuol dire limitarsi, ma compiere atti che devono equilibrare i concetti precedentemente espressi.

Sapere sempre da dove si parte e dove si vuole arrivare, vedere una meta possibile da raggiungere coi propri mezzi, leali con noi stessi e con gli altri, il giusto mix per non eccedere e per non strafare, il genio che è in noi deve saper esprimere i desideri e deve sapere anche quali desideri possono essere realizzati e in quali forme e termini.

Ma se l’autocontrollo si esplica soprattutto nelle fasi piacevoli, ancor di più deve essere il punto fermo delle azioni-reazioni verso l’universo che ci circonda, negli atti formali, nelle scelte, nel lavoro, negli affetti: essere sempre pronti a noi stessi e non strafare; non dimentichiamo che nella maggior parte di ciò che facciamo, abbiamo davanti una controparte che userà le stesse armi se ci considererà avversari e non amici, e la controparte non è solo umana ma anche fisica: il lavoro.

Il divertimento, il gioco, il piacere prendono significati opposti al nostro volere se ci avviciniamo a loro senza rispettarli, poiché non rispettiamo noi stessi, perché non accrescere la nostra autostima?

Certo, sentirci capaci di creare in positivo ci rende pronti ad affrontare ogni situazione con la pienezza della nostra mente e della nostra esperienza da applicare e condividere con noi e con gli altri, ci ameremo di più, impareremo a conoscerci meglio, sapremo valutare ogni nostro comportamento nel confronto con la realtà, saremo riconosciuti per il nostro equilibrio e non confonderemo il superfluo con il certo.

Ci valuteremo al meglio in ogni azione nella certezza della esperienza acquisita e se una volta all’anno vorremo sbandare lo faremo nella pienezza del nostro io, la nostra autostima non ne perderà.

Avere autocontrollo è accrescere l’autostima.

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Non dimenticare gli affetti

famiglia per i single

Dimenticare gli affetti è l’errore che ci caratterizza quando un single, una donna sola o un uomo solo, decidono di andare a vivere per conto proprio ed assumono il pieno controllo della loro vita… non commettiamolo.

I nostri cari, la nostra famiglia, devono avere il giusto spazio e devono essere per noi single, non solo un porto quando il mare e in tempesta, ma il nostro punto di riferimento sia con il buono sia con il cattivo tempo meritando tutto il nostro amore.

Questa frase già comprende i complicati concetti della concezione dell’amore che ci portiamo dentro.

L’amore

L’amore , questo sentimento che ci prende e ci completa che ci abbatte e ci innalza, che combattiamo e cerchiamo, l’amore verso il mondo che ci circonda e l’amore verso le persone che ci stanno vicine, l’amore per il compagno e la compagna di alcuni giorni, l’amore infinito, l’amore finito, l’amore verso un cane, l’amore verso una persona bisognosa, l’amore che sogniamo, l’amore che desideriamo, l’amore che abbiamo e che non abbiamo, l’amore che cerchiamo di avere e che non avremo mai, ma sempre amore.

Il sentimento che mai deve abbandonarci perché arricchisce e impreziosisce i nostri giorni.

L’arrivare a certe mete, il sentirsi paghi della vita quotidiana e delle futilità ci fanno dimenticare del potenziale di amore che c’è in noi e ci allontaniamo da affetti, da famiglia da situazioni dove l’impegno affettivo deve invece essere costante.

L’amore acquisito

Anche se la vita del single ci allontana fisicamente dalla famiglia, non significa che l’importanza che essa ha avuto nel passato debba svanire nel presente e nel futuro; non si deve pensare alla fonte di sostentamento o di aiuto perché si sminuirebbe la funzione affettiva; occorre invece saper rigenerare l’amore acquisito.

Se vivendo in famiglia si provavano sentimenti di amore e di complicità dovuti alla convivenza, ora che si è acquisita la vita senza , il sentimento non può e non deve subire delle flessioni.

La famiglia

La famiglia di origine è e sarà la nostra radice, il punto fermo del DNA, la nostra storia e dobbiamo amarla e curarla come la fonte della nostra crescita e del nostro futuro; il cemento della nostra terra è stata la nostra casa di nascita, ora il cemento del nostro futuro è l’amore che ci portiamo dentro e che esprimiamo non dimenticando la famiglia che ci ha generato.

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La vita non è un dovere ma un piacere… sii flessibile

piacere single

Una quercia non è nata così… è stato il suo essere flessibile in gioventù, al vento e alle intemperie, a farla crescere in questo modo!

La tragicommedia della vita?

"Devo sempre fare qualcosa" .

Nella vita di un single, si potrebbe parlare di pigrizia nel non voler fare sempre delle cose, ma non è proprio così: dobbiamo distinguere.

Ci sono dei "devo" e dei "devo", o meglio delle azioni obbligatorie che vanno compiute a prescindere dalla pigrizia o dalla non voglia, e delle azioni che si dovrebbero fare anzi che sarebbe opportuno fare per  non averne conseguenze e ci sono infine quelle azioni che ci piace fare e che desideriamo fare.

I "devo" fanno parte della scansione della giornata e su quelle nessuna obbiezione:

  • cura del corpo,
  • lavoro,
  • famiglia,
  • badare alla casa,
  • accudire gli animali se ne avete in casa,
  • nutrirvi….

parliamo di quelle azioni fondamentali nella vita di tutti, single e non, che superano ogni ‘devo’.

Poi ci sono quelle propedeutiche a queste e sono quelle che servono a rendere fruttifere le prime:

  • riordinare la casa?
  • occorre spolverare con cura; curare l’abbigliamento?
  • significa anche stirare le camicie ed essendo single è un ‘devo’ quasi obbligato, andare al lavoro?

ma farlo al meglio e non superficialmente e quindi dover compiere atti in più per raggiungere l’eccellenza.

L’elenco potrebbe allungarsi a dismisura, e non è solo routine, parliamo di azioni fondamentali che hanno bisogno di costanza e di applicazione sia fisica che mentale.

Eppure questo ritmo lo dobbiamo affrontare non con la sensazione dell’obbligo o della costrizione, ma con la consapevolezza della piacevole e positiva consuetudine, trovare il piacere nel compiere le azioni obbligate della giornata ne danno un senso di accettazione e di preziosità per la loro fondamentale importanza, il ‘ devo ’ va comunicato alla nostra mente con la formula di "si fa per restare pronti e capaci", "sono presente al mio quotidiano" , "lo devo fare al meglio e trarne  dei vantaggi ".

Sei single?

Ok , alla conclusione delle incombenze ne hai tratto profitto?

Certamente, hai risolto, hai ordinato, hai compiuto, hai percorso e ora puoi goderne i frutti e fare quelle cose che non si chiamano "devo", ma hanno un nome ben preciso:

  • desidero farle,
  • mi piace farle,

il frutto della completezza, esauriti i ‘devo’ mi godo il piacere delle mie scelte e faccio così il miglior uso del mio tempo.

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